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Cella 211

Cella 211 - Francisco Pérez Gandul Cella 211 era nella mia lista da parecchio tempo. La trama era molto interessante e se ricordate, ve l’avevo proposto in una delle prime puntate di “Consigli di Mamma Chioccia”.
Settimana scorsa mi sono finalmente decisa a comprarlo. Non sapevo bene cosa aspettarmi ma ovviamente, una mezza idea me l’ero fatta. Parliamo di Carcerati e di una futura Guardia Penitenziaria che viene abbandonata tra di loro. Com’è giusto che sia, nessuno sa chi è realmente e dopo qualche trucchetto, viene accettato come uno di loro. Fin qui, la storia non è male, il potenziale c’è, anche se non è poi così nuovo.
Di certo non è la classica storia trita e ritrita che ultimamente ci stanno proponendo.
C’è un MA in tutto questo e probabilmente, l’avrete intuito.
Per quanto non sia una storia difficilissima, ha bisogno però di avere dei dati e delle azioni reali. Qui non puoi inventare di sana pianta le cose, altrimenti fai un po’ la figura dello sciocco e di certo non va bene. Ci sono punti dove capisci che chi scrive, si è informato ma ci sono altrettanti punti dove le cose non solo sono inventate, ma hanno quella presunzione di voler essere “vere”.
I vari capitoli sono suddivisi in altri piccoli capitoli (se così si possono chiamare), dove un personaggio parla in prima persona (rotano sempre tra gli stessi tre). Uno di loro, è il capo dei Carcerati e viene dipinto come un troglodita… Penso che sia la parte che odio di più in assoluto. Quei pezzi, sono per me difficili da leggere perché sono un errore unico. Ovviamente è stato fatto di proposito ma l’idea che dà, ovvero che ogni carcerato è un povero idiota analfabeta, mi spiazza e mi fa “girare la testa”. Ci sono dei passaggi che mi annervano, questo dare per scontato proprio non lo digerisco!
Detto questo però, voglio dire che non è un pessimo libro. Certo mi ha deluso un po’, però non è da scartare. Il finale poi è sorprendente, non ci sono arrivata subito!